A seguito della notizia dell'inizio della demolizione (18 marzo 2020) del Gasometro della Valpolcevera (sito in Corso Perrone a Genova Campi), la nostra associazione ha deciso di lanciare un appello a chiunque avesse fotografie del gasometro da condividere, di inviarle a info@www.inge-cultura.org. Lo scopo è stato quello di raccoglierle, citando gli autori, in una gallery online che riportiamo di seguito è che è sempre in progress, nel caso qualcuno volesse ancora inviarne. A questa pagina abbiamo raccolto le principali fonti e informazioni del dibattito relativo al gasometro.
Clicca sulle immagini per ingrandirle e scorrere la gallery.
I cenni storici di cui di seguito sono tratti dalla pubblicazione “L’epopea del Gas (1838-1972) – Dal gas illuminante al metano” a cura di Michele Pittaluga e Manuela Signorelli per la Fondazione AMGA – Erga Edizioni – 2009.
Negli anni ’50 a Genova, accanto agli interventi di ricostruzione post bellica, si affrontò anche il problema della distribuzione del gas; infatti la richiesta di gas da parte dell’utenza era discontinua e, per questo motivo, si costruirono fin da subito dei serbatoi di grandi dimensioni atti ad accumulare e rilasciare il gas, chiamati gasometri.
Questi costituiscono l’elemento più appariscente delle officine e ne rappresentano oggi, là dove sono sopravvissuti alla demolizione, l’ultima memoria.
Inizialmente la distribuzione era controllata dai gasometri di Sampierdarena e di via Canevari, successivamente, dismessi i precedenti, si aggiunsero quelli dell’officina Gavette, che erano gasometri a guardia idraulica.
Tuttavia, a partire dagli anni ’50, si avviò la costruzione del nuovo gasometro a Cornigliano, in località Campi, della capacità di 100.000 metri cubi e ancora oggi esistente.
Si tratta di un gasometro detto “a secco”: la tenuta ermetica, per impedire la fuoriuscita del gas, era affidata a delle guarnizioni, rivestite di cuoio e lubrificate con olio denso e non nell’acqua come nei gasometri precedenti.
Questa tipologia era preferita nei paesi del Nord Europa, dal momento che i gasometri a guardia idraulica, come erano chiamati quelli che si servivano dell’acqua, temevano ovviamente il gelo; per contro, necessitavano di manutenzione continua. L’olio, infatti, doveva essere continuamente pompato fino alla sommità del cilindro lasciato percolare lungo le pareti interne. (pp. 101-102)