La Ceramica Ligure Vaccari di Ponzano Magra è stata una delle più grandi industrie nel settore ceramico del XX secolo. La sua importanza è legata alla produzione di grès ceramico, esportato in tutto il mondo ed utilizzato sia per pavimentazioni che per mosaici ceramici. [...] l'analisi dei documenti inediti e le testimonianze degli eredi della famiglia hanno portato a ricostruire la storia della fabbrica, della produzione e del villaggio operaio. [...] il rapporto della fabbrica con alcuni tra i più importanti artisti futuristi e non solo di fama locale ed internazionale. (A.Cutullè, Ceramica Ligure Vaccari - storia,archivio, produzione, 2013, SAGEP Ed.)
Sabato 25 Gennaio 2020, inGE propone la visita alla ex Ceramica Ligure Vaccari, in località Ponzano Magra (La Spezia).
La visita sarà l’occasione per visitare un caso poco noto e molto interessante di archeologia industriale in Liguria: partendo dal villaggio operaio si entrerà nella fabbrica, dove al momento si sta svolgendo un progetto di recupero in chiave culturale, “Progetto Nova”. Il percorso comprende la visita all'Archivio Ceramica Vaccari e il Museo dei Trasporti Autofilotranviari, che ha trovato sede in uno dei capannoni recuperati. Verranno illustrate anche le trasformazioni e i progetti avviati a partire dall'anno della chiusura.
Ad accompagnarci nella visita, saranno il curatore dell'Archivio e alcuni membri del consiglio direttivo del Progetto Nova. Sarà con noi anche la nostra socia Alice Cutullè, già autrice del libro Ceramica Ligure Vaccari - storia,archivio, produzione di cui a questo link.
"L’area ex Ceramica Vaccari si estende per 14 ettari. La superficie interessata dal progetto Nova è di oltre 2 ettari e consiste in una serie di opifici che ne occupano circa il 60 per cento. La parte restante è costituita da area scoperta. Degli edifici, due, in particolare, rimangono nel pieno utilizzo del Comune: l’opificio che veniva usato per attività di calibratura e la palazzina ex Direzione. Si tratta di una zona pianeggiante ai margini dell’abitato e ai piedi della collina, dove i primi insediamenti, a carattere di edilizia industriale e funzionali all’attività che vi era insediata, risalgono alla fine dell’Ottocento. Le ultime costruzioni industriali sono state realizzate negli anni ’40 del Novecento.
Le prime notizie di una cava di argilla e di una produzione di ceramiche e laterizi, sono degli ultimi decenni dell’ottocento. Ma è grazie a Carlo Vaccari e alle sue intuizioni, giunto a Ponzano nei primissimi anni del '900, che la fabbrica comincia ad affermarsi e a raggiungere la ribalta nazionale e mondiale, con una rete commerciale che distribuisce le nostre ceramiche in ogni continente, dall’Oceania al Sud America.
Grazie a questo formidabile successo, dovuto, prima di tutto, a prodotti dalle incredibili caratteristiche prestazionali, la Vaccari diventa, all’inizio degli anni ’50, la più grande fabbrica di ceramica dell’intera Europa.
Noti e caratteristici sono i mosaici usciti dalla fornace di Ponzano così come diviene proverbiale la durezza e durata di mattoni e mattonelle.
Questa eccellenza ligure era la fucina dell’arte futurista e nel contempo un presidio industriale che dava lavoro a migliaia di persone.
Tanto importante da modificare la stessa conformazione urbanistica di questo Comune, trasformando una zona di campagna in un vero e proprio “villaggio industriale”, con la grande villa padronale, gli alloggi di operai e capi, il sistema di fabbricati di servizio, dall’asilo allo spaccio aziendale.
E da cambiarle nome. Tutti ormai conoscevano, e continuano a conoscere, Ponzano come la “Ceramica”. Una vera rivoluzione per quegli anni e per il territorio. Purtroppo l’affermarsi del distretto lapideo emiliano, ha portato ad un suo forte e progressivo ridimensionamento già all’inizio degli anni ’70, periodo dopo il quale si sono susseguite alterne fortune e conseguenti ingenti riduzioni occupazionali.
Nell’ultimo periodo di attività, infatti, le migliaia di lavoratori che occupavano questa area enorme erano già ricordo, risultando utilizzate poco più della metà delle superficie complessive, in gran parte per lo stoccaggio, ed essendo ridotte a qualche centinaia, indotto compreso, le unità lavorative utilizzate. La crisi fatale è nella primavera del 2006, anno dal quale la fabbrica è chiusa." (Testo e immagini tratti da progettonova.it)
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